Day 22 – Châlons-en-Champagne – Vitry le François

Piccola storia social della religione cristiana.

Mi sveglio con il piede sinistro bloccato non va né su né giù. Sullo stinco una corda troppo corta tira e fa male quando provo a fare qualsiasi movimento. È ufficialmente arrivata la tendinite e per chissà quanto dovrò conviverci.

Visito, prima di andarmene da Châlons-en-Champagne, il duomo della città. Questo stile gotico si sviluppa con grandi vetrate laterali, piuttosto che farlo in altezza. In Francia le chiese ospitano spesso mostre di arte o opere esposte secondo un tema. In questa trovo solo un Cristo dubbioso.

La receptionist della cattedrale afferma che si tratti di un’opera rarissima: mi chiedo perché, dato che se fossi Gesù Cristo e sentissi parlare come si parla di me, anche io avrei dei seri dubbi.

È facile comunque capire a quale momento della vita di Gesù questa statua si riferisca: il fatto che già porti la corona di spine lo contestualizza negli ultimi istanti della sua vita, poco prima di essere crocifisso e di materializzare con un urlo, alle 3 di quel giorno, la causa del dubbio nella frase “Eloì Eloì, lema sabachtani”.

Questa frase, che vuol dire “Dio, Dio, perché mi hai abbandonato”, viene pronunciata da Gesù in aramaico, sua lingua madre in quanto nato in una zona del medio oriente vicina alla Siria, da cui proviene appunto la lingua. Ma non solo, Gesù era ebreo e lavorava come carpentiere con il padre, ragione che si ritiene giustificare il suo lessico aramaico giudaico e qualche influenza del greco nelle parole che di lui ci vengono riportate, per i frequenti contatti commerciali con committenti anche facoltosi.

Ora, questo ebreo mediorientale, nato in una provincia (colonia) dell’impero romano, dove l’amministrazione locale era costantemente sorvegliata dall’esercito di Roma, avendo un grande spirito e conoscendo bene le lingue, si appassionò alla sua religione ebraica e iniziò ad interpretarla discutendo il significato e l’etimologia delle singole parole in sinagoga, coi dottori della fede del tempo. Doveva essere una persona molto convincente e con un gran carisma, e come ogni persona del genere venne odiato da molti ed amato da molti altri. Gesù può essere definito, con i termini di oggi, un populista, ma, a differenza dei populisti di oggi, riuscì a farsi ben volere non instillando l’odio, ma spargendo speranza. Abolì nel suo pensiero l’esclusività della religione, destinata agli adoratori e al popolo eletto, rendendola accessibile e aperta a tutti, e utilizzò per diffondere questo concetto un mezzo che oggi potremmo definire “virale”: riunì a Cafarnao, sulle rive del lago Tiberiade, un gruppo di persone che chiamò “inviati” (Apostoli), provenienti da regioni e storie sociali diverse tra loro, per aumentare la veridicità del messaggio, e li inviò appunto ai quattro angoli della regione dove viveva a fargli gridare nelle piazze e sussurrare nelle case, che c’era una persona che sapeva che il Paradiso è aperto a tutti e che a lui Dio, che è immensamente buono, ha detto di amarsi ad ogni costo. A differenza di altri, che predicavano solo per sé e per le proprie idee, la strategia di inviare qualcuno che parlasse di un altro, perché aveva visto e sentito, si rivelò vincente, tant’è che molti, nella regione di Galilea dove si era sparsa la voce (la Galilea va dal Lago Tiberiade al Mar Morto seguendo il fiume Giordano, è grossa più o meno come l’Umbria) si incuriosirono e vollero sentire e vedere anche loro con i loro occhi.

Allora Gesù pensò che, nel momento in cui si sarebbe radunata una piccola folla, avrebbe potuto usarla per diffondere il messaggio, rendendo ognuno di loro un “inviato” che avesse veduto e sentito. Il giorno in cui la folla si riunì, iniziò come una moderna rockstar, disse che quello era il paese e il pubblico più bello dove fosse mai stato, guardò tutti negli occhi e gli promise il paradiso, senza conoscerli e senza sapere se erano buoni o cattivi. Pubblico stregato, ma per mandarlo in visibilio, Gesù e i suoi inviati avevano preparato una piccola magia: avevano sparso la voce che c’era un buffet gratis (questo trucco per attirare gente funziona da ben più di 2000 anni), ma, appena dopo che il discorso di Gesù fu terminato, uno degli apostoli con cui era d’accordo si avvicinò al suo orecchio bisbigliando qualcosa preoccupato. “Come!” C’è da mangiare solo per tre? Ma lo vedi che siamo in trecento?” esclamò Gesù sbigottito. “Ma noi pensavamo che venisse meno gente, e poi il panettiere stamattina era chiuso…” disse l’apostolo che nella storia è rimasto anonimo per non intaccarne la reputazione. La gente già storceva il naso: chi aveva prenotato per l’evento da settimane e si era fatto ore a dorso di mulo pur di essere in prima fila, si giro disgustata verso le ultime file, dove assiepata stava una schiera di scrocconi che si era imbucati prevedendo di sgranocchiare qualcosa a sbafo. “E va bene, non vi preoccupate, ci penso io. Dammi qua questi due pani e questi cinque pesci”. Fece un gesto goffo, come se il piatto di quel misero banchetto si fosse rovesciato accidentalmente dietro al grande tavolo su cui erano poggiati. Il pubblico trattenne il fiato per l’apprensione, anche se non sufficiente per tutti, era pur sempre cibo gratis che era andato sprecato, e al tempo, di cibo, non ce n’era tanto come oggi in giro! Ma Gesù, appoggiando una mano sul grande tavolo che era coperto da una tovaglia, alzo un po’ la testa al di sopra di esso, giusto a lasciare intravedere un sorrisetto compiaciuto e uno scintillio nei suoi occhi intelligenti. “Voilà!” (il termine era già noto alle tribù dei Galli del tempo) urlò alzandosi di scatto e lanciando in aria la tovaglia, che rivelò sotto al tavolo decine di ceste stipate ricolme di pane da crostini e di pesce essiccato, sufficienti a sfamare un esercito all’ora dell’aperitivo. “Miracolo” gridò qualcuno dal lato destro del pubblico, non troppo seriamente forse, e si sospetta che fosse una claque o addirittura uno degli apostoli, ma il pubblico, ridendo contento e preparandosi al banchetto, gli fece coro festante “Miracolo! Miracolo! Miracolo!”. L’atmosfera era gioiosa e tutti erano contenti. I crostini all’aringa bastarono per tutti abbondantemente, tant’è che un paio degli apostoli si portarono a casa gli avanzi per spiluzzicarli il giorno dopo a pranzo. L’evento ebbe un gran successo, e fu solo il primo di una lunga serie, una tournée in Galilea. Di bocca in bocca si diceva ridendo “Ma tu c’eri quando Gesù ha fatto il miracolo?” e la gente, per non fare brutta figura diceva “certo che c’ero, sono arrivato poco dopo che lui aveva iniziato a parlare, ma i crostini me li sono mangiati! Buonissimi!”. Come al solito sui numeri c’è gran discordanza: gli organizzatori dicevano che fossero intervenute 5000 persone. Per la questura romana erano 50, quelli del catering giurano di aver affettato pane e aringa per 500, ma giudicando dagli avanzi e da qualche furbo che avrà fatto sicuramente il bis, si è giunti a calcolare ormai che a quel primo incontro ci fossero circa 300-350 persone. Ma “il miracolo dei pani e dei pesci”, come viene oggi ricordato, assunse dimensioni mitologiche. Tutti dicevano di esserci stati, e per non passare da impreparati sull’argomento, iniziarono a farcire le loro storie con dettagli sempre nuovi che assunsero ben presto dimensioni epocali. Succede sempre quando c’è un evento del genere che, a posteriori, in tanti si pentono di aver perso. Basta pensare ai concerti dei Pink Floyd. Ho un amico che giura di essere stato al famoso concerto di Venezia due anni prima di essere nato.

Un’altra tattica innovativa adottata da Gesù per spargere le sue idee, fu la creazione di un impianto editoriale che oggi è stato riscoperto grazie ai blog, alle testate online e alla creazione dei gruppi Facebook che, più o meno subdolamente, girano sempre intorno allo stesso argomento rimbalzando fake news o dati, fino a creare realtà di informazioni a sé stanti.

Gesù fu davvero lungimirante in questo: volle assolutamente tra i suoi “inviati”, quattro che sapessero scrivere bene e se la cavassero con le lingue. Li chiamò “evangelisti” da eu-anghelion, che in greco voleva dire “buona notizia”, creando di fatto i primi della specie dei giornalisti/romanzieri/biografi, che oggi ancora sono tanto in auge. Gli disse “voi scriverete 4 mie biografie, ognuna avrà una traccia comune ma delle piccole differenze dalle altre!”. A queste parole gli evangelisti risposero “Ma scusa a che serve? Scriviamo una storia unica su cu ci accordiamo!”. E Gesù, sempre col suo sorriso compiaciuto “Ma se noi creiamo quattro biografie che raccontano la stessa cosa, a parte qualche differenza, la gente si concentrerà sullo scoprire quale versione tra le differenze è quella giusta, e crederà che tutto il resto sia vero, perché è scritto uguale!”. Applauso, strette di mano intorno al tavolo rotondo della riunione. Genio!

Purtroppo i grandi innovatori suscitano sempre invidie a chi, fino a quel momento, aveva gestito le cose e il pensiero di Gesù, quando da piccola start up iniziò a diventare un’azienda mainstream (proprio come la Apple!), non fece eccezione.

Vuoi che i religiosi nelle Sinagoghe si sentissero minacciati, spiritualmente e praticamente, dall’innovazione che li avrebbe “superati” in qualche modo, vuoi che Roma non volesse entrare in dispute che riteneva locali, su Gesù venne fatta una grande campagna per screditarlo. Vennero messe voci in giro, false o esagerate, su quello che aveva detto o fatto. Venne detto che si era montato la testa e diceva di essere il figlio stesso di Dio, accuse alle quali lui abilmente si sottrasse sempre, fino a rimandarle al mittente durante il suo sommario processo, in cui rispose a questa è ad altre affermazioni che gli venivano attribuite con “Tu lo dici, non io”.

In ogni caso, si trovarono dei capi di imputazione irrilevanti, ma la pressione sul caso fu così tanta che venne addirittura condannato alla crocifissione. E quando si affrontò l’ultimo grado di giudizio sul caso (al tempo la Cassazione non esisteva, ed era sostituita da un sommario voto della folla tra due condannati) Gesù venne finalmente condannato, schernito, addobbato di una corona di spine e, di li a poco, crocifisso.

Quindi è in questi ultimi momenti che si instilla in lui quel dubbio ritratto nella statua in apertura a questo articolo, che ho pensato mentre camminavo per i 30 chilometri del canale tra Châlons en Champagne e Vitry le François, dove, nella cattedrale di questa città a quadrati concentrici dove è impossibile perdersi, ho trovato l’istante successivo, in cui Gesù viene inchiodato alla croce, qualche ora prima di dire quella frase tanto significativa in Aramaico.

Ma il suo sacrificio non ha fatto che rendere più forte il significato del suo messaggio e l’utilizzo dei suoi metodi innovativi. Totalmente dedito alla sua idea, si lascia uccidere nel nome della bontà, e, negli anni a venire, questa storia e il modo in cui venne raccontata, le quattro biografie, il racconto dei suoi miracoli, continuarono a viaggiare di bocca in bocca e di paese in paese, fino ad attecchire in tutti gli strati della società. Qualcosa di più che una leggenda, perché c’erano dei documenti, la storia di Gesù, l’innovatore della comunicazione, trasformò le sue idee in quello che è divenuto il suo culto che, guardandosi indietro di duemila anni, è stata la più grande e influente rivoluzione nella storia dell’umanità.

Fino ad ora.

Be angry, be foolish.

E cambia il mondo anche tu, puoi farlo

Un piede dopo l’altro.

Giovanni

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